Stampa e critica

Stampa e critica

title-line

Alcuni articoli

Tempo sospeso, acrilico su tela, cm 80×80

Tempo sospeso,” si presenta come un’affascinante esplorazione del surrealismo contemporaneo. L’artista, con una tecnica raffinata e una visione onirica, crea un paesaggio metafisico che invita lo spettatore a esplorare la profondità della propria immaginazione e a riflettere sulla natura enigmatica del tempo. L’opera si apre su un mondo sospeso tra realtà e sogno, dove gli elementi del paesaggio, pur riconoscibili, appaiono intrisi di una qualità ultraterrena. Il cielo, sembra dilatarsi all’infinito, creando una sensazione di vastità e di eternità. Le nubi, trattate con delicate pennellate che ne evidenziano la consistenza evanescente, fluttuano con grazia, contribuendo a creare un’atmosfera sospesa e contemplativa. La tavolozza cromatica, ricca e vibrante, ma al contempo armoniosa e bilanciata, contribuisce a creare un ambiente visivo che è al tempo stesso invitante e misterioso.

21 giugno 2024

Josè Van Roy Dalì

L’Artista, il Colore, la Materia

Nelle opere che Alessandro Pellegrini presenta nella mostra personale “Segni – Parole – Sogno” la scelta della Materia è più che mai determinante, sia che generi le trasparenze dell’acquerello, sia che venga proposta la corposa lucentezza dell’olioe, ancor più, nelle opere in cui Alessandro stesso crea il sostrato con cui realizza parte dei suoi lavori.

Il leitmotiv che unisce queste opere è il creare, attraverso la sperimentazione e un rapporto di interscambio concreto con materia e colore, sensazioni in cui lo sguardo dello spettatore si perde ipnotizzato. Una narrazione che sembra scaturire dai meandri del cervello dell’artista per insinuarsi in quello di chi osserva.

Alessandro opera di notte, immerso nel silenzio, per sviscerare le sue sensazioni e trasporle al fruitore, dando vita a un sogno collettivo a cui partecipano, come figure vive, il colore e la materia, in forme che potrebbero sembrare casuali, ma in realtà sono il frutto di un’accurata ricerca.

Negli acquerelli il colore si spande come gocce di pioggia colorata che, nel congiungersi con la carta, diviene fiumi, laghi, onde del mare, creando effetti che ricordano vagamente le sensazioni dei test di Rorschach, ma non speculari, come se Alessandro volesse proiettare i suoi lavori nella mente dello spettatore per carpirne il pensiero. Certamente però il suo intento non è psicanalizzare chi guarda ma, al contrario, lasciare scie in cui il fruitore può far vagare liberamente le sue sensazioni, anche recondite, per viverle e assaporarle.

Questo si accentua quando Pellegrini genera direttamente la materia con cui opera: amalgamando cemento, gesso, polveri di vetro e sabbia, vernici immaginate e create dall’artista, Alessandro dà vita a labirinti materici, in cui ciò che sporge sembra riassorbire se’ stesso in cunicoli di colore, caos magmatico che cattura la percezione visiva e sensoriale.

Nei lavori precedenti si configurano narrazioni che a prima vista possono sembrare distanti dalle opere in mostra in questa personale, ma in realtà la relazione tra l’artista e i suoi strumenti espressivi, primi fra tutti il colore, è costantemente fondata su un rapporto vivo, in cui si forma una simbolica collaborazione che instaura un dialogo con lo spettatore.

Nelle opere paesaggistiche la scelta di narrare la visione dell’esistente terrestre dall’alto, in verticale anziché in orizzontale, è il segno distintivo che differenzia la ricerca del Pellegrini dal classicismo

del tema. Portando in alto il racconto Alessandro narra lo sguardo tecnologico del satellitare, strumento che copre e segue i nostri cammini, della cui visione l’artista si appropria: Laghi, Mari, Terre dipingono insoliti paesaggi ed è necessario immaginare un altro racconto, proiettato sul contemporaneo, per capire il superamento delle ricerche stilistiche informali/astratte e leggere l’attualità di queste opere, non a caso realizzate su materiale plastico.

Nella serie Stairway to hell la discesa agli inferi di Pellegrini si avvale di una densa materialità, un colore che inghiotte sé stesso e nel quale sono inseriti dei geometrici spazi bianchi, realizzati con sezioni di mattonelle rotte che, oltre che per il colore, si distinguono con la forma e la diversa materia rispetto all’insieme: elementi inseriti a contrastare e nondimeno sottolineare la scelta della stesura dello sforzo da parte di Pellegrini. Anche in questo caso accostare semplicisticamente i lavori di Alessandro alle espressioni astratte è superficiale, il racconto dell’artista vira piuttosto a porre lo spettatore di fronte a un caos, voluto e ricercato, che contorce, spaventa, crea disagio a chi osserva. Il colore è di forte impatto, espresso con una materia potente, che non lascia scampo nel far scaturire dall’opera una sensazione di aggressività all’occhio e al sentire del fruitore, la chiara, netta, precisa sensazione che l’artista abbia agito senza “pudore” per esprimere senza riserve una poetica di forte impatto, ben adeguata al tema.

Il contatto che viene creato da Pellegrini con lo Spettatore, in tutte queste diverse narrazioni, ha una costante ben definita nella sostanza, anche laddove si differenzia nella forma: rapire sensorialmente chi osserva per condurlo in una dimensione “altra” che circonda e assorbe potentemente lo sguardo, sempre e comunque, con qualsiasi tecnica e scelta coloristica l’autore decide di operare.

In fisica la definizione della MATERIA è “una MASSA che occupa uno SPAZIO”.

Questa è l’adeguata illustrazione del lavoro di Pellegrini che, con le sue opere, ci propone la creazione di una simbiosi tra l’artista, il colore e gli strumenti narrativi, necessaria a dare vita alla dimensione materica che occupa lo spazio intorno e interno all’essere umano.

Marina Zatta

Soqquadro, Galleria d’Arte e Design